Cinefilo urbano indistinto.
"Viva il cinema sia novizio che
di restauro, l'importante
è che del cinema
abbia l'anima."

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In tre all'improvviso


Ogni film dovrebbe essere visto, osservato, sezionato e poi valutato in base a quella che è la sua dimensione..
Secondo quest’ottica "in tre all’improvviso" rientra nel catalogo opere cinefile che non pretendono ne di sorprendere, ne di segnare con un trattino indelebile la storia del cinema, ne di trasmettere una qualche logica o savoir faire sociale..Si pone invece un altro scopo, quello di regalare benessere allo spettatore, di farlo sentire a proprio agio, di distrarlo dolcemente e per alcuni lunghi attimi dalla vita spesso frenetica e ossessiva, di portarlo metaforicamente “mano nella mano” a divertirsi, ridere e concedersi l'occasione di star bene pur stando solo a "guardare"..E se la meritocrazia è un valore importante, allora va riconosciuto che questo suo scopo questo film lo raggiunge in pieno..
Per la cronaca, qua in maniera effimera considerata, la trama va riconosciuta come un pò particolare (il pregiudizio porta a parlare di potente dejà vu, ma in realtà le vicende presentate hanno un piglio tutto loro, distinguendosi dal resto dei lavori in passato già conclusi nel genere dell'average-commedy), con un leggero senso di stranezza ed anche puntellata da alcune spigolature..Il regista è però riuscito ad avere la capacità di dare in tal senso al film una sorta di senso di consapevolezza, rendendo queste spigolature smussate e quindi di conseguenza accettabili..
Ergo ne deduco una valutazione di 6,5 (per trama e relative sfaccettature e trattazioni presentate) +0,5 (per la già citata attitudine del film nel mettere a proprio agio lo spettatore in termini di confort pregnante di divertimento).

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