Cinefilo urbano indistinto.
"Viva il cinema sia novizio che
di restauro, l'importante
è che del cinema
abbia l'anima."

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Prince of persia


Poco da dire sulla storia, abbastanza originale e scorrevole, anche se in alcuni tratti si percepisce subconsciamente un effimero senso di leggero deja vu.
Il punto forte del film sono ovviamente gli effetti speciali, il cui livello di spettacolarità è davvero lodevole; si fondono con le vicende, dandogli un immenso surplus e rendendone quasi ammaliante la visione.
Quasi però; Perchè la formula magica, cinefilicamente parlando, non funziona appieno; causa le scene d'azione si originali ma che difettano sempre di un qualcosa; causa i dialoghi, volti giustamente e in buona parte a rendere appetibile il film su base ironica, ma la cui efficacia è troppo discontinua.
Ottime invece le performance attoriali, impossibile non citare un Jake Gyllenhaal più che mai a suo agio come principe dastan, e soprattutto Alfred Molina, che ci offre un interpretazione davvero esilarante.
Vista però la presenza di Bruckheimer si sperava di ripercorrere le orme dei fasti di pirati dei caraibi: obbiettivo raggiunto, ma solo in minima parte.
Si spera però che per il, sicuro, secondo capitolo tutti i tasselli del mosaico persiano verranno calibrati a regola d’arte per arrivare a quel risultato che questo capitolo con una leggera sbirciata ha concesso solo di intravedere.

Cinderella man

Cinderella man racconta la vera storia morale e sentimentalista di jim braddock, che negli anni 30, logorato dalla crisi della borse di wall street e dalla sfortuna nel boxare, costretto a lavorare duramente come scaricatore di porto, una volta avuta una seconda chance nel pugilato la sfrutta a pieno laureandosi campione mondiale dei pesi massimi.
L'etica del film, i dialoghi mai banali, gli ideali che caratterizzano i personaggi, la dimostrazione dell'esempio che se non si molla si raggiungono i successi meritati dalle proprie forze fisiche e intellettuali, le scene strappalacrime, l'interpretazione a cinque stelle di renee zellweger ma sopratutto di russel crowe, il fatto che è un film che ti coinvolge in ogni suo momento e che davvero ti trasmette e insegna non molto,ma di più.E se si decide di vederlo,  meglio armarsi di fazzolettini.
E'  da vedere perchè è un film vero; ha la stoffa da Colossal; gioca alla roulette russa con i tuoi sentimenti e i tuoi valori; è un fantastico catalizzatore per il tuo buonsenso! Per chi non conosce gli effetti della crisi mondiale del 1929...in questo film indirettamente ne vengono mostrate alcune sfaccettature; Russel crowe non si è mai visto cosi poco grasso!

Wall street il denaro non dorme mai

dopo il prologo di cui già avevamo conoscenza, merito del trailer, ha inizio il secondo capitolo dei due film diretti sapientemente da O. Stone e interpretati sopraffinamente da M.Douglas..
cosa si può dire di un film che merita come minimo una valutazione da nove? bè tutto il bene possibile ovvio.. la trama è piuttosto complicata e l’uso di termini da economista non semplifica questo aspetto, ma dubito che, dato il background del film, nelle sale si siano presentate persone a ciò impreparate. i personaggi hanno una grande e credibile caratterizzazione e sono interpretati davvero intensamente dal cast attoriale (in primis Douglas, Wallach e la Mulligan, ma anche tutti gli altri, da Leboeuf a Langella a Brolin)..
la fotografia del film è affascinante.. mio personale commento (un po informale) trovo simpatico l’uso del perimetro dei grattacieli per amplificare l’aspetto dei grafici di finanza e borsa..
il film è inoltre denso di frasi e modi di dire, si retorici, ma in una maniera di grande impatto, veritieri, e insomma stiamo parlando di quella retorica non fine a se stessa, ma giusta che dona alle parole, nel loro insieme, di grande valore.. citazione d’onore sulla figura di “Gordon Gekko” (anche il virgolettato è d’onore).. il personaggio dopo la lunga prigionia sembra cambiato per davvero e volto a ribaltare la sua vita in tutto e per tutto.. poi invece ritorna il vecchio super squalo tutto dedito alla sua finanza.. scopriamo però a fine film che, si rimane il più grande nell’insider trading, ma che in fondo un po’ è cambiato davvero, in favore soprattutto degli ideali famigliari..
a differenza del primo capitolo, che si era rivolto alla finanza di wall street in senso ampiamente generale, “wall street- il denaro non dorme mai” invece si concentra solo sugli eventi che hanno riguardato genesi ed evoluzione della crisi economica mondiale dei recenti anni passati, e gli rappresenta con una veste cinefila ben riuscita ed anche di stile ed interessante ..
non so perchè ma poi il finale mi ha lasciato con un senso di possibile “new sequel”.. chissà quindi che il più che bravo regista non ci riserverà un nuovo capolavoro su G. Gekko e le su azioni nel mondo dell’alta finanza.. non mi resta che attendere impaziente!

Remember me

Ci sono film che fin dall’inizio attirano la tua attenzione e fanno crescere in te un  certo tipo di senso di interesse, senza pero allo stesso tempo raggiungere un livello superiore di  intrigo e fascino ma conquistandosi comunque un giudizio tutto sommato positivo da parte dello spettatore; poi pero ecco che il film inizia a presentarti una certa serie di spunti (un’immagine, una battuta, un piccolo evento, un messaggio, il finale ...) alcuni innovativi e altri non, ma tutti favorevolmente di grande rottura e  di grane impatto e che fanno esplodere in te una profonda ammirazione..sono spunti non particolarmente frequenti (nella circostanza direi sei o sette) ma mi hanno in assoluto convinto e portato a considerare Remember me non solo come un film da una spanna e poco più oltre la sufficienza, ma anzi un piccolo capolavoro (in senso lato e non solo dei film a baso budget)..
In buona sostanza la trama si presenta come la tipica evoluzione degli intrecci interpersonali tra famigliari, amici e dolce metà, con protagonista Tyler, ragazzo che vive ormai da pò, un momento della sua vita strano, quasi atarassico, per via degli strascichi che si porta dietro dopo la morte di suo fratello.. in fondo però non vive il ruolo del protagonista da solo, perché  questo alla fin fine è un film corale e assieme a lui si ritagliano una posizione di rilievo tanti altri (padri autoritari e intimidatori, un amico svalvolato, una sorella timida e fantastica ecc) e in particolar modo Ally che Tyler conosce non proprio per caso e che diventerà  per lui un fondamentale punto di riferimento..
Particolare che poi non ho potuto evitare di notare è la fortissima volontà di Robert Pattinson di scostarsi ad ogni costo dal tipico modo e canale recitativo con cui ha trasposto sullo schermo Edward Cullen.. su quest’aspetto devo dire che ha centrato il bersaglio, anche se con il minimo risultato attendibile, perché è evidentissimo che i passi avanti che questo ragazzo deve compiere nel campo della recitazione sono ancora tanti, ma il tempo e la passione per farlo giocano in suo favore..
Impossibile poi non parlare del finale, un vero tocco di classe, un qualcosa di quasi sconvolgente e travolgente, una grande perla che lo spettatore, nonostante le quasi due ore di visione, non potrebbe mai arrivare ad aspettarsi; insomma una perla di prestigio con cui il film autografa il suo essere capolavoro.

Innocenti bugie

Bello, inesauribile, audace e molto molto divertente… se fossi costretto a recensire “innocenti bugie” con un micro-sintesi non potrei trovare parole più calzanti!
Già il trailer prometteva bene..ma il prodotto targato cruise non solo non ha tradito le speranze che in esso riponevo.. anzi è riuscito a oltrepassarle con un margine di buon spessore..
Premessa va fatta che è un film che va visto sconnettendo il cervello e facendosi trascinare, quasi subconsciamente, dagli eventi in quasi due ore di grande spettacolo altrimenti si rischia non solo di non apprezzarlo in pieno ma addirittura di rimanerne delusi.. questo perché la sceneggiature estremizza (e non di poco) parecchi aspetti, caratteristiche, circostanze e via dicendo, e se non si arriva a prenderne atto, anziché esaltarsi nella visione col trascorrere dei minuti si corre solo l’inutile rischio di cadere nella critica spicciola che poco si addice a un prodotto di questo stampo..
Azione senza limiti e senso dell’humour la fanno da padrone scandendo tutta la durata del film senza soluzioni di continuità (mi viene quasi da fare un parallelo con l’apprendista stregone, con l’azione che prende il posto della magia)..
il livello recitativo dei due protagonisti non supera di molto la sufficienza, ma è un dettaglio di poco conto visto e considerato che sarebbe stato fondamentalmente ingiusto e inadeguato pretendere da essi qualcosa di diverso in tal senso..
Qua e la gli effetti speciali non centrano appieno il bersaglio ma lo spettatore se ne cura in modo davvero infinitesimale grazie al fatto che il film ha un ritmo davvero esaltante..
Stesso discorso va fatto per il finale, molto (forse troppo) prevedibile ma che trova una validissima attenuante nel fatto che concede a chi ne prende visione di lasciare la sala con un senso di gran buon’umore che di questi tempi è roba davvero rara..
Menzione assoluta meritano quasi tutte le battute, a dir poco esilaranti per come si integrano alla perfezione con le particolari situazioni e che davvero consentono al film di avere una marcia in più..
Un film quindi da vedere a tutti i costi, nel suo genere di qualità e che di sicuro non lascia per niente scontento lo spettatore, meritandosi in tutto e per tutto il prezzo del biglietto..

Twilight saga - Eclipse

New moon ci aveva lasciati con una promessa di matrimoni...
Eclipse ci accoglie con l’iniziazione a vampiro di colui che guiderà la schiera dei neo-vampiri; Infatti oltre all’evoluzione di romanticismo, tensioni (e chi piu ne ha piu ne metta) nel triangolo meta-relazionale-vampiresco-licantropiano tra Edward, Jacob e Bella, in eclipse vede vita la formazione di una legione di freddi succhia sangue sotto la guida dello scomparso Riley subdolamente indirizzato da una Victoria che si muove solo nell’ombra, che non ha ancora dimenticato la cruenta fine del suo James e che brama la disfatta per i Cullen e soprattutto per Edward.
Capitolo intrigante e stilisticamente superiore ai suoi predecessori e che riesce a sfoderare un godibile connubio tra i vari ingredienti.. Insomma un mix sapientemente shakerato..
I rapporti tra i tre protagonisti  assoluti si evolvono quasi in stile the OC, l’apporto recitativo rimane costante grazie soprattutto ad una prassi che la Stewart e Pattinson sono riusciti a cristallizzare, la preparazione allo scontro finale accende il sapore dell’attesa, lo scontro finale a tre schiere ricondotte a due dona nuova linfa action alla saga, altri  personaggi conquistano, qua e là, la scena concedendo al film una matura dimensione a 360 gradi..
Piccola pecca la fugace e priva di morsa entrata in scena dei volturi.
La grande attesa di breaking down è iniziata grazie ad eclipse!

Zookeeper - Il signore dello zoo

Commedia semplice, trama e situazioni nella sostanza già viste, si differenzia però per modo di trattazione e esposizione che le conferiscono una dimensione di rispetto..

griffin è un guardiano dello zoo che ama il suo lavoro, a cui dedica tutto se stesso, ma a causa di una tribolata relazione miranda e kate si complica la vita. ma ci penseranno gli animali del suo zoo a dargli una mano, animali che come per magia parlano…
Zookeeper riesce nell’intento di far sorridere e creare buon’umore con una catena di comicità ne trascendentale ne innovativa ma che però si caratterizza di modi non invasivi, nel non promettere false speranze, nell’andar dritta al punto senza volgarità o eccessi di cui oggi si abusa fino all’oltraggio nelle commedie.
Un film dai godibili risvolti ironici e impreziosito da una toccatina di sentimentalismo integrata a meraviglia, un film che nel suo campo specifico si guadagna pagnotta e sufficienza e la cui visione smaliziata non può che rendere gioioso il tempo che lo spettatore ne dedica alla visione.
Kevin james ormai è una garanzia d’acciaio nel genere e gli effetti speciali sono davvero validi visto che i diversi animali protagonisti della pellicola danno una piena sensazione di realtà.

Breaking dawn parte 1

L’episodio finora meno riuscito della saga, non inferiore ma meno riuscito. Le corde delle interrelazioni emotive vibrano alte, i momenti sentimentali approfonditi in egual maniera, la progressione temporale è scandita in maniera da poter venire a conoscere ogni minima sfaccettatura di pensiero di bella ed edward.
Lunghi momenti parlati che superano i tradizionalismi della saga che da un lato guadagnano punti in termini di caratterizzazione dei due protagonisti dall’altro pagano il prezzo di un leggero carico di lentezza, che comunque non è eccessiva o inficiante ma un attimo depotenzia l’esponenziale emotività dell’evolutiva narrativa ed è in questo breaking dawn trova la sua collocazione un passo indietro rispetto ai primi tre capitoli.
In mancanza della lettura cartacea e non potendo quindi raffrontare le due versioni non posso disquisire sull’accuratezza del riporto su pellicola ma in termini puramente cinefili la trama è stata accurata, i numerosi aspetti fondamentali sono stati toccati presentando sviluppi lineari e coinvolgenti fino a ad un finale che è il miglior guado possibile con il capitolo conclusivo.
Il cambio di regia si fa sentire senza essere invasivo mostrando nuove tipologie di inquadramento ma presentandosi contestualmente come coerente passo successivo del pregresso lavoro degli altri registi.
Importanti i richiami agli episodi precedenti, che contribuiscono inoltre a caricare il pathos di questa prima parte di breaking dawn.
Tra i temi toccati l’irrefrenabile volontà di un innamorato (edward) di proteggere i’incolumità della sua controparte a costo di pagare il massimo prezzo dell’amore , l’insuperabile attaccamento di una madre (bella) verso la propria figlia che la porta ad accettare senza il minimo peso la terribile possibilità della morte in cambio della sua sopravvivenza, il desiderio di una ragazza (leah) di poter offuscare nei propri pensieri il forte sentimento incondizionato che prova verso l’ex ragazzo che si è innamorato di un’altra, la difesa della famiglia a costo di qualsiasi sacrificio, il maturare delle persone (charlie, jacob) crescendo nella propria personalità smettendo di cullarsi nei propri desideri e accettando ciò che vogliono gli individui a loro cari, il far ciò che è giusto (jacob, seth) indipendentemente da ciò che vuole chi pensa di agire per il bene comune.
Complessivamente un episodio che si guadagna un valutativo di 7 all’interno di una saga tendenzialmente da 7,5.

Warrior

Due figli la cui adolescenza è stata deturpata dal padre alcolizzato re incrociano il proprio destino dopo tanti anni vissuti nelle difficoltà tra perdita della propria madre, impossibilità di dirle addio, dura vita militare, difficoltà economiche che rischiano di vanificare i risultati concreti guadagnati col sudore della fronte di gran parte della propria vita.
Con un fulcro del genere questo film catapulta lo spettatore nel suo mondo, stravolge il suo status quo emotivo per poi lasciarlo andar via completamente rapito ed estasiato.
Le tematiche affrontate, il tono a loro dato, le sfumature prese qui e la con lo scorrere dei minuti fanno guadagnare alla pellicola un livello di spessore all’interno del cinema che conta.
La storia è di quelle difficili e il modo di raccontarla è allo stesso tempo delicato e struggente, un binomio che non può lasciar indifferente chi sta a guardare inficiando in lui passione e motivazioni.
Rancore, desiderio di rivincita, volontà di guadagnarsi il perdono e rimediare ai propri errori, sacrificarsi per chi si vuole bene, profondo affetto verso un familiare e chi gli è amico, risentimento verso chi ha reso difficile il suo sentiero di vita sono gli aspetti sui cui viene dedicata l’attenzione e verso cui importanti spunti e analisi vengono proposti; un padre ex alcolizzato che non si da pace e vive nel dolore gli sbagli commessi nel passato e che non si arrende nei tentativi di porre rimedio ai passi falsi compiuti in famiglia mettendo da parte il proprio orgoglio pagando il prezzo di vedersi schizzare in viso il per niente comprensivo sfogo dei figli ed è disposto ad accettarlo perché il bene che gli vuole va oltre ogni altra cosa; un figlio che dopo aver abbandonato la sua famiglia con la madre per sfuggire alle angherie del padre e vivere nel dolore per esser stato a suo vedere abbandonato dal fratello maggiore affronta tante situazioni a dir poco complicate tra morte della madre, vita militare, perdita di un amico in guerra e tentativi di dar sostenere materialmente moglie e figli di questi; un altro figlio che decide di non seguire una parte della famiglia in fuga per legare definitivamente la propria esistenza alla futura madre dei propri figli e che dopo una vita di lavoro lacrime e sangue e speculativi consigli poco etici vede passare sulla lama di un ingiusto rasoio i pochi traguardi materiali raggiunti; l’occasione per tutti di ritrovarsi e trovare una soluzione ai propri mali è dato da un torneo di mma in cui ognuno di essi ricoprirà il ruolo che il proprio cuore gli porta a sentire di ricoprire.
Nota di merito va  riconosciuta a Nick Nolte per l’aver sfoggiato senza soluzioni di continuità un’interpretazione che colpisce drasticamente e empaticamente per gli altissimi picchi toccati e che pone all’attenzione di tutti un talento che è ora che venga ricompensato con quella tanto rinomata statuetta d’oro.

Immortals


Un film di azione visivamente affascinante in cui si fa una retorica dell’immagine con un culto dell’apparenza stilisticamente encomiabile che prende per mano lo spettatore intrattenendolo con paio d’ore di sferzante e vibrante estasi visiva cinefila.
Dai mettiamo le carte in tavola, il pezzo forte di immortals è il suo aspetto: un puro capolavoro di visività estetica per gli occhi di tutti coloro che di amore vivono per il cinema action a base di mitologia e l’ostentazione per la sua dolce rappresentazione pittoresca; grazie a questo aspetto caratterizzante e ad un susseguirsi di fatti poco denso di buchi cognitivi e ad interpretazioni attoriali in linea con la causa il film si innalza a degno capolavoro negli spazi del cinema di puro intrattenimento che l’umiltà ha di non pretendere di insegnare molto al prossimo e il cui solo scopo è invece quello di incantare nel profondo gli occhi dello spettatore per due lancette di orologio.
La mitologia greca ne esce rivisitata a più riprese con modi si invadenti  ma che però all’interno della pellicola hanno coerenza e forza tali da consentirmi di affermare di essere accorgimenti utili alla causa.
il finale è inconcludente e temporalmente troppo riassunto ma consente di sperare in un sequel per tracciare nuove vie di spudorata e agognata arte visiva.

I guardiani del destino


David è un brillante giovane politico candidato al senato.. poco prima delle elezioni, per cui tutte le predizioni lo danno vincitore, perde però la testa e prende parte una scazzottata.. questo fatto insieme ad alcuni altarini sul suo passato lo portano a perdere l’ambio traguardo.. ciò però gli da l’occasione di conoscere elise, la donna della sua vita.. infatti mentre ripassa nel bagno dell’infrastruttura il discorso di ammissione di sconfitta fa conoscenza con lei e dopo una breve ma intensa chiacchierata egli riceve positivi influssi che lo portano a fare uno dei discorsi più convincenti su base politica e non, cosa che lo fa balzare in testa per le ventura elezioni.. conclusa temporaneamente l’esperienza politica torna al lavoro di tutti i giorni e a distanza d’anni in un giorno qualsiasi casualmente la reincontra simultaneamente al momento in cui uno strano individuo deve portare a compimento lo strano ordine di fargli versare il caffe addosso per farlo arrivare in ritardo in ufficio.. lo strano individuo non riesce nel suo intento e david reincontra elise e arriva anche puntuale al lavoro dove incontra altri strani personaggi intenti a fare una qualche strana scansione al suo collega e migliore amico.. chi sono questi strani soggetti? I guardiani del destino, uomini alle dipendenze, a loro dire, del presidente (immaginate con che nome è conosciuto dai normali essere umani…), il cui compito è quello di far rispettare a tutti nel mondo il piano (tradotto il destino) previsto per ogni singola persona.. queste persone che i comuni esseri umani chiamano angeli informano david che non deve piu vedere elise perche non rientra nel suo piano, perché altrimenti lui non diventera mai cio che è destinato a diventare: il presidente degli stati uniti e gli comunicano anche che non potra divulgare l’informazione della loro esistenza pena un reset completo della sua mente.. il film si dipana a questo punto in continui tentativi di david di ricongiungersi alla sua amata fino a un finale imprevedibile, affascinante, sentimentalistico e di alto e lodevole impegno sociale, civile e anche culturale ma soprattutto religioso..
Il funziona alla grande, anche merito di una carenza spaventosa di forzature e di una colonna sonora che nei momenti opportuni (e sono numerosi) è conforme ed coinvolgente..l’idea che ne sta alla base (i guardiani che con piccoli aggiustamenti fanno si che il destino di ciascuno si compia) è grandiosa e egregiamente presentata e spiegata (compresi gli spesso abusati piccoli particolari senza i quali si potrebbe gridare ai buchi di sceneggiatura) con tempi che sembrano studiati a regola d’arte.. le relazione tra i due protagonisti è sdolcinata all’ennesima potenza ma senza mai passare il segno, aspetto questo che rende i vari momenti di coppia mai pesanti ma anzi intensamente e sentimentalmente empatici..
Le performance del cast sono molto buone partendo da matt damon ed emily blunt per arrivare ad anthony mackie; ma soprattutto vanno sottolineati i lavori di terence stamp e john slattery  che hanno infatti dato vita a due interpretazioni fantastiche .
Come già accennato la colonna sonora è super e per rendere l’idea si avvicina per capacità di interagire con l’evoluzione narrativa a film stile 300 ma soprattutto inception..
Grande chicca il finale, del tutto inleggibile a priori e quindi sorprendente in modo continuo condito in aggiunta con un ultima conclusione che sa di messaggio culturale quanto mai saggio, utile, necessario, speranzoso e più che mai intrigante..

Priest il prete


Trama tutt'altro che complicata che si sontanzia in una rincorsa in stile caccia di vampiri a scopo di vendetta e salvezza con la variante che chi rincorre non è un semplice guerriero o chi per lui ma un prete, e non un prete qualunque ma un prete "da combattimento" (versione cristiana di qualche monaco shaolin) il cui unico saper fare nella vita è uccidere i vampiri..
E' opportuno prender il via ammettendo fin da subito che il film è un brutto film (troppe porcherie messe in un unica pellicola più diverse forzature non da poco) nonostante questo però si lascia guardare.. anzi si lascia guardare eccome..
mi preme sottolineare che addirittura ero partito con un tremendo pregiudizio dato che ne avevo sentito solo parlar male in tutte le salse, ma poi però mi sono in parte ricreduto nel post visione.. come ho gia detto sicuramente non è un bel film (nel senso che stilisticamente è molto povero ed è denso di parecchia gazzosa strampalata tipica dei cliché; inoltre il finale è inopportuno e inconcludente) ma per quella che è la funzione di questo tipo di prodotti ((semplice intrattenimento, un po come una partita di calcio alla tv, senza aver la pretesa e l'impegno di insegnarti un qualcosa o spingerti a una qualche riflessione o trasmetterti un qualche valore) va detto che questo film strappa una piena sufficienza..
Va anche riconosciuto che è un film a uso limitato (cioè un buon qualcosa in più dell'abusato usa e getta), nel senso che per chi lo ha apprezzato sono massimo 3 o 4 le volte che si può concedere di vederlo.. ma in questa serie limitata di visioni se si osserva il film dalla dovuta angolatura (e cioè senza le lenti della malizia volta a evidenziare con la penna rosa ogni pecca e sbavatura) ne va riconosciuta la piena guardabilità e se non fosse per un finale che non è un finale (perche il finale è il pezzo forte del film e deve chiudere il quanto si è presentato nella storia narrata dandogli o contribuendo a dargli un senso) sinceramente non me la sento di trovargli punti deboli deficitanti..
Direi inoltre che non è il caso di scomodare film sui vampiri di alto livello per fare inopportuni paragoni (o almeno se li si vuole proprio fare che si mantengano le dovute proporzioni).. cioè film come intervista col vampiro e dracula di coppola, per esempio, sono mondi avanti ma sono stati anche concepiti con un impegno e (sopratutto) senso maggiori, e che per film come priest non esistono proprio.

X-men Gli inizi (First class)


Alla faccia che sia non intrigante narrare in stile prequel gli albori di qualcuno o qualcosa..
X-men gli inizi espone con un gustoso mix di azione, sentimento, humour e spettacolarità il percorso che ha portato charles xavie e erik lehnsherr a  divenire due istituzione nel mondo mutante targato marvel..per un amante del genere come me difficilmente il film avrebbe potuto tradire le mie aspettative.. immaginavo un opera piu o meno pomposa in termini di action e lati ironici.. ma il prodotto confezionato dal regista matthew vaughn non rimane confinato a un lavoro semplice e divertente come mi attendevo.. insomma la storia sviluppata ha un certo spessore, c'è spazio per le emozioni, per la passione del crescere e maturare come uomo (va be mutante) ed eroe, per il saper arrivare a conoscere i propri limiti ed apprendere come smussarli prima e superarli poi.. particolarmente intensa la scena in cui tramite contatto telepatico charles riaccende nella memoria di erik un affettuoso ricordo di lui con la madre (aspetto che contribuisce inoltre in maniera rilevante a consentirgli di compiere un passoa avanti nel prendere piena consapevolezza dello status dei suoi poteri.. lasciando intendere che non bastano sentimenti aggressivi come rabbia e dolore per divenire più forti ma è altrettanto, se non più, necessario riconoscere e comprendere anche il proprio lato buono).
Se da un punto di vista stilistico il film supera i suoi pregressi vanno però altresi rimarcato alcune note dolenti che non gli fanno guadagnare la lode; in quattro o cinque punti gli effetti speciali fanno un po cilecca non dimostrandosi all'altezza della situzione (in particolare la scena della nave che conduce i missili dalla russia a cuba, quella in cui viene mostrato l'esercito russo quando il relativo generale si affaccia alla finestra e la prima inquadratura del quando il futuro magneto blocca i missili durante lo scontro conclusivo).
Inoltre più di una sono le incongruenze se si fa riferimento anche ai capitoli precedenti; ad esempio charles xavier compare  anche alla fine di x-men origins: wolwerine (cronoligicamente posteriore a firs class) e qua però ancora cammina; sempre in x-men origins emma frost è adolescente mentre in questo film è già adulta. non sono errori madornali ma sono comunque note dolenti perchè una piena coerenza narrativa non deve essere considerata un optional.
Una considerazione complessiva porta comunque a un giudizio più che positivo di questo film, nel quale i tanti punti a favore sovrastano le poche pecche.

127 ore


grande grande film..
pompato con un continuum di spunti che mi hanno fatto emozionare per tutta la sua durata.. proprio per questo lo definisco un film di emozioni..
la scelta di fare un film con il protagonista bloccato nella stessa location per quasi tutto il tempo era ostica ed è proprio per sapere come un regista importante come boyle avrebbe ovviato alle connesse difficoltà che mi sono convinto ad andare al cinema..
le scelte del regista sono state efficaci e mi ha molto colpito il fatto che egli sia riuscito a privare l'evoluzione delle vicende di quel senso di staticità che ci si aspettava dalla storia di un tale bloccato per 5 giorni in un angusta crepa..
gran bella performance per james franco (per l'occasione evidenzia una preparazione lodevole sia fisica che mentale)che mi fa per lui presagire che la conquista della statuetta d'oro non tarderà troppo ad arrivare..
avevo qualche minuscola speranza per gli oscar per il best picture ma anche il discorso del re aveva in sottotraccia un messagio sociale di importante spessore e in termini di efficacia visiva si è dimostrato superiore..

Hereafter


La morte.. e cosa esiste dopo di questa.. temi complicati sotto tutti i punti di vista.. farci un film non è roba da poco.. una trattazione superficiale o incompleta o inadeguata rischia non tanto di deludere lo spettatore quanto piuttosto di sguinzagliarne il disprezzo se quanto viene presentato non è in linea con i suoi pensieri e convinzioni o ancor peggio se è con questi in totale antitesi..
Con Hereafter il tema della morte è stato affrontato..è stato affrontato evitando questa rischiosa trincea, usando toni ne troppo forti ne troppo smorzati, rispolverando qualche vecchio dubbio e sollevando qualche importante questione, presentando un’analisi importante ma mai aggressiva rispetto a quella che può essere considerata una coscienza collettiva della morte..
Detto questo be non si puo non riconoscere e non gridare ad alta voce ancora una volta la maestria di Clint Eastwood nell’arte del cinema.. rispetto ai suoi lavori precedenti questa volta cambia in maniera abbastanza forte registro, non in termini di argomento trattato (visto che la morte in maniera più o meno incisiva ha fatto parte anche dei suoi racconti visivi passati) quanto invece in termini di modalità espositive e tempi di narrazione.. Clint prende il tempo,ne altera la natura contemporanea del “time is money” e lo rende suo schiavo al fine di destrutturizzarlo e rendere gli eventi esposti tendenti allo statico, per donare al film un ritmo lento e essenziale, un ritmo che non annoia lo spettatore ma che anzi lo coinvolge intensamente a livello emotivo ed in un analisi metaetica della morte, di ciò che ne consegue e dei pregiudizi che le persone nutrono a riguardo di ciò (sia positivi, come la possibilità di percepire sensazioni di quiete assoluta e onniscienza una volta compiuto “l’ultimo passo”; sia negativi, come il negare senza se senza ma l’esistenza di un aldilà visto che a riguardo di prove materiali non c’è ne sono)..
Mi viene difficile giudicare Hereafter come migliore o peggiore rispetto agli altri film fatti da Clint stesso.. perché questa sua ultima fatica, per quanto da lui fatta e resa in modo cosi diverso, ritengo meriti una collocazione a parte, un’analisi, ragionamento, valutazione ed discernimento slegati da tutto ciò che ci ha già regalato in campo cinematografico.. una considerazione complessiva a se stante perché in relazione alla complessità dell’argomento e al vestito particolare con cui l’ha presentato è riuscito a presentare un lavoro allo stesso tempo importante, con tratti di nuova bellezza, culturalmente non aggressivo, e pienamente coinvolgente e attraente..
chissà che egli non abbia compiuto il passo decisivo verso il diventare poeta del cinema, perché solo cosi riesco a definirlo visto che è riuscito simultaneamente ad incantarmi, farmi riflettere, abbattere mie limiti e mancanze e sensibilizzarmi sul tema della morte (in tal senso tra le tante cose, quelle che mi hanno più colpito sono due frasi;  una quella presentata dal sensitivo quando afferma che nonostante la sua intensa esperienza sull’argomento ancora non è riuscito a ben capire cosa esiste dopo la morte; l’altra quella presentata dalla scrittrice parigina al momento della lettura e presentazione del suo libro, quando afferma che un po’ tutti non sono ancora disposti in pieno a considerare la morte per quella che è la sua vera natura e quindi non sono disposti ad affrontarla col giusto atteggiamento; e queste sono frasi che mi hanno portato a farmi una profonda analisi interiore, analisi che sono insicuro se e quando riuscire a concludere in linea con il senso di crescita che il film ha voluto trasmettere a riguardo dell’argomento trattato)..
Ho letto in un’intervista che Clint, nonostante abbia raggiunto gli 80 anni, non ha alcuna intenzione di smettere di fare cinema, e dato il suo background dietro la macchina da presa e anche dopo un film dal grande tatto come questo non posso che essergliene grato e felice.

Vi presento i nostri

Sono passati 8 anni dagli eventi di ti presento i miei, jack byrnes sembra essersi fatto una ragione in merito allo status di genero di greg e viste la sua età e la condizione di instabilità che ne comporta a livello salutare decide di “nominarlo” don fotter, il nuovo capo famiglia dell’accoppiata familiare byrnes-fotter.. in realtà però i suoi vecchi dubbi sull’amato-odiato genero non si sono mai assopiti ed ecco che riemergono a pieno ritmo in occasione della festa per il quinto compleanno dei due gemellini figli di pam e greg.. festa destinata a riunire anche i suoceri sia di parte fotter che di parte byrnes e delle tante gags tipiche della comicità made in “ti presento i…”
Il film considerato a se stante si regge sufficientemente in piedi.. scorre liscio, non annoia mai, regala qua e là sufficienti occasioni che sono terreno fertile per sane e grasse risate e tutto sommato vale la pena di precisare che è un toccasana per il buonumore..Se invece si fa un confronto con gli episodi passati il film vede il proprio spessore assottigliarsi visto che i suoi predecessori si sono resi quasi dei status symbol nell’ambito del filone della commedia e hanno lasciato il segno nella memoria del cinema per la loro positiva indole a divertire in modo sano e originale; non che quest’ultimo capitolo non ne sia in grado (visto che in diverse occasione concede buoni attimi di divertimento) ma sicuramente lo è molto meno in rapporto alle prime due tappe in casa byrnes-fotter.. forse c’era un po’ d’aspettarselo visto che a volte i continui (e qua siamo a un bicontinuo visto che trattasi di threequel) perdono il passo rispetto al primo lavoro..nonostante questo il film però non ne rimane inficiato in modo esagerato perché comunque si ritaglia una piena sufficienza nell’ambiente comedy e dato il suo epilogo sembra lasci ampi spazi per una nuova avventura nell’universo fotter e senza dubbio questo non può che rendere felici gli appassionati della serie..

Tron legacy


Mi aspettavo tantissimo da questo film.. la lunga campagna pubblicitaria internauta a sua favore mi aveva affascinato e quasi non vedevo l’ora della sua uscita nelle sale, insomma ero convinto che avrei assistito a un qualcosa che lasciasse il segno, un po come fu ai suoi tempi per avatar.. ma la realta cinefila mi ha un po smentito..
Diciamolo chiaro e tondo tron legacy non è male, va decisamente oltre la piena sufficienza e con qualche forzatura lo si potrebbe anche considerare un prodotto appagante per noi spettatori.. le idee non mancano (su tutte la figura delle iso edel relativo dna digitale che ho trovato fantastica a livello concettuale, ma anche la considerazione del disco flynn senyor quale quasi pietra filosofale informatica), la trama viene fatta evolvere senza troppe sbavature e sbalzi cognitivi, la colonna sonora è pertinente, dinamica, mai assente e si combina egregiamente con le diverse situazioni, gli effetti speciale sono strabilianti, sono cosi eccezionali che danno la sensazione di ritrovarsi a visionare non solo un film ma una vera realtà virtuale..e qua il paragone con avatar va fatto perché se pur scomodo (in quanto james cameron con la sua ultima fatica riusci a raggiungere livelli eccelsi, cosa che invece con questo sequel non si è riusciti a fare anche se il risultato raggiunto è comunque e indiscutibilmente imponente) va rimarcato senza ombra di dubbio che era proprio dai tempi di pandora che non avevamo avuto una seconda occasione di concedere ai nostri occhi il piacere e la possibilità di perdersi ammaliati nei meandri degli effetti speciali di primissima categoria..
Se potessi chiudere qua il discorso tutto andrebbe bene.. ma per via della genesi del film e per ciò che mi ha portato ad attendermi da esso, posso però ritenere che questi mi lascia soddisfatto solo in parte.. ovvio che quando ti aspetti un capolavoro, un cavallo di razza, certe incongruenze e passi falsi concettuali non sono tollerabili.. ad esempio quando kevin flynn introduce al figlio l’esistenza delle iso non ne spiega la nascita, lasciandola invece al caso visto che lui non ne ha la minima idea (cosa inaudita vista che queste sono comparse nell’universo digitale da lui creato; e la cosa è ancor piu grottesca quando riesce in rapida sequenza a visionare, capire e porre rimedio all’amputazione del braccio di quorra).. come è possibile poi che K.F. stesso non fosse a conoscenza della sopravvivenza di tron dopo la ribellione di clu? Mistero delle fede.. e a proposito di fede come non ritenere spocchioso un flynn senior in versione quasi guru e filosofo? Se non altro perché basta davvero poco a renderlo più che mai pragmatico e antiriflessivo con un continuo sconvolgimento poco realistico del suo status quo.. e tutta da spiegare rimane la questione di come avviene l’anti-digitalizzazione di quorra a fine film e di come vengono risolti i connessi paradossi biologici.. ma la critica più pesante riguarda il riferimento che nel film si fa alle possibili evoluzioni a tutto tondo che le iso potrebbero concedere nel mondo reale.. possibilità che vengono però appena accennate, mai approfondite e cosa ancor peggiore mai presentate (e un accenno in questo senso quantomeno era doveroso per un film che si era profetizzato come quasi visionario)..
Come sunto di tutto resta un buon film, sicuramente consigliato ai più ma che comunque presenta diversi ordigni di cui non si è riusciti ad innescare il vantaggioso potenziale..
Ovviamente non posso concludere senza citare garrett hedlund alias little flynn.. lo avevo particolarmente apprezzato nei suoi lavori iniziali (troy e four brothers) ma col tempo il ragazzo ha fatto grandi passi avanti e credo si candidi a brillante stella nel firmamento hollywoodiano (quasi mi è sembrato di vedere un giovane brad pitt)..

The tourist


Cosa aspettarsi da un film thriller in salsa action? La solita storia, le solite situazioni, le solite forzature, la solita capacita di osare dove non serve e di non farlo dove invece serve..
The tourist frattura questi pregiudizi ma allo stesso tempo non riesce a imporsi, non riesce a togliersi l’abito di semplice macchietta che oltre alla semplice visione nulla merita in più..
Allora che dire? La trama in fondo è originale, ma non viene sviluppata in maniera ne coerente e ne coinvolgente.. un banchiere si appropria di un ingente ricchezza di un boss della malavita di cui era alle dipendenze, non paga le imposte dovute al governo e diviene oggetto di assidua ricerca delle autorità di polizia.. decide di sottoporsi ad un ingentissimo intervento di chirurgia estetica per far perdere le sue tracce e fatto questo spinge  la sua compagna (Jolie) a individuare un pinco pallino che abbia i suoi stessi tratti fisionomici (Depp) e far poi  in modo che le autorità di giustizia si convincano che è questi l’uomo che cercano facendo quindi  in modo che il finto alter ego diventi artificiosamente la meta a cui sono rivolti gli sforzi delle forze dell’ordine; gli effetti speciali, che spesso sono la quintessenza di questa tipologia di film, sono semplici e poco approfonditi (anche se questo non toglie più di tanto al film), i due protagonisti Jolie e Depp si limitano al compitino anche perché difficilmente potevano dare di più con la sceneggiatura che si sono ritrovati a dar vita..dato quanto appena detto, è invece abbastanza positiva invece la perfomance di Bettany, che è riuscito a dare al suo personaggio un interessante mix di idiozia, cinismo e strafottenza.
Senza lode le partecipazioni italiane.. Frassica, Bova, Boni, Marcoré..semplici camei (simpatici, ma che non lasciano il segno).. eccezione alla regola De sica.. particina inadeguata e fuori luogo.. non da credibilità al personaggio e dimostra che ci sarà pure un motivo se nella sua carriera ha dedicato il tuo tempo quasi solo ai cinepattoni (ma non gliene faccio una colpa! La colpa è di chi la scelta l’ha fatta.. Ivano Marescotti ad esempio sarebbe stata una scelta assai più felice).
Tutto sommato il film però raggiunge il l’orizzonte della sufficienza.. grazie finale.. un finale che quindi è l'unica fonte di salvezza del film e che se anche immaginale si amalgama alla perfezione con il come la trama si era evoluta e si dimostra una scelta si coraggiosa (perché se a livello di fiction, di cinema quanto presentato nelle fasi conclusive ci può stare, a livello logico e realistico invece le cose sono ben diverse) ma anche opportuna alla causa.
Che altro dire quindi del film? che merita un valutativo di 6 e che si lascia guardare a patto che non si abbia nient’altro da fare..

Cyrus


Buon film intellettuale.. Va oltre i tradizionali schemi della tipica commedia americana..Un tema particolare affrontato in egual maniera, senza scomodare l'uso degli quasi inscomodabili cliché e mettendo su un lavoro cinematografico che nei suoi spazi può anche far scuola..
Un uomo caduto in depressione che sembra ormai aver rinunciato a chiedere qualcosa alla vita e che è troppo attaccato al passato per voltare pagina riscopre l amore e il senso che questo può dare alla vita..Ma scopre che prima di poter riassaporarlo in pieno gli tocca dover fare i conti con cocco di mamma cyrus, tipico esempio di grande ragazzo troppo poco cresciuto..
Sul piano recitativo superba è stata l interpretazione fornita dal protagonista john reilly, niente di che quella di marisa tomei e discorso simile ma con qualche nota di demerito invece per jonah hill ..

In tre all'improvviso


Ogni film dovrebbe essere visto, osservato, sezionato e poi valutato in base a quella che è la sua dimensione..
Secondo quest’ottica "in tre all’improvviso" rientra nel catalogo opere cinefile che non pretendono ne di sorprendere, ne di segnare con un trattino indelebile la storia del cinema, ne di trasmettere una qualche logica o savoir faire sociale..Si pone invece un altro scopo, quello di regalare benessere allo spettatore, di farlo sentire a proprio agio, di distrarlo dolcemente e per alcuni lunghi attimi dalla vita spesso frenetica e ossessiva, di portarlo metaforicamente “mano nella mano” a divertirsi, ridere e concedersi l'occasione di star bene pur stando solo a "guardare"..E se la meritocrazia è un valore importante, allora va riconosciuto che questo suo scopo questo film lo raggiunge in pieno..
Per la cronaca, qua in maniera effimera considerata, la trama va riconosciuta come un pò particolare (il pregiudizio porta a parlare di potente dejà vu, ma in realtà le vicende presentate hanno un piglio tutto loro, distinguendosi dal resto dei lavori in passato già conclusi nel genere dell'average-commedy), con un leggero senso di stranezza ed anche puntellata da alcune spigolature..Il regista è però riuscito ad avere la capacità di dare in tal senso al film una sorta di senso di consapevolezza, rendendo queste spigolature smussate e quindi di conseguenza accettabili..
Ergo ne deduco una valutazione di 6,5 (per trama e relative sfaccettature e trattazioni presentate) +0,5 (per la già citata attitudine del film nel mettere a proprio agio lo spettatore in termini di confort pregnante di divertimento).

Unstoppable fuori controllo


Spettacolo puro, tensione estrema ed emozionante, adrenalina ai massimi livelli, questo è unstoppable..
un’extreme-action-movie.. un capolavoro del cinema d’azione.. un brillante gioiello cinefilo con cui Tony Scott si è superato nel proprio action-style, nella propria arte dell’ipercinetica..

Insomma questo film è sorprendente.. riesce a tenerti costantemente sotto pressione, ti attira e ti porta via con se trascinandoti nel suo mondo, facendoti sfiorare la sensazione di vivere accanto ai due protagonisti nel loro coraggiosamente folle tentativo di bloccare un treno che carico di materiale altamente tossico si dirige minacciosamente e privo di controllo verso una grande metropoli facendo immaginare e temere una paurosa catastrofe..

Il film inizia in sordina, parte lento.. ma è solo la quiete prima della tempesta..infatti a poco a poco sale di tono, conquista la ribalta e acquisisce un ritmo eccezionale, esaltando senza la benché minimia interruzione lo spettatore fino ad un finale tanto smielato quanto opportuno, intenso e sperato..

Ottimi poi i due attori protagonisti.. il tipo di film certo non richiedeva ai fini del suo successo grandi interpretazioni ma sia Chris Pine che Denzel Washington hanno dato una grande prova, dimostrando un ottima alchimia tra loro e innalzando il prestigio del film con un continuo e serio gioco, di espressioni e sguardi, sapiente e pertinente..

Un marito di troppo


Prendendo la pellicola per quello che è (e cioè una sana commedia con qualche sfumatura di sentimentalismo) non si può non dargli una piccola valutazione positiva..

Se si mette da parte la voglia di realismo e il bisogno “che tutto deve tornare” questo è uno di quei film che a volte sono anche “necessari”, perché insomma sviluppa si una storia fuori dal mondo (se vogliamo, secondo certi canoni, anche insensata) ma che però per come viene presentata e trattata e per come viene recitata (meriti importanti vanno riconosciuti a soprattutto a Jeffrey Dean Morgan, assolutamente fantastico) rende il film stesso un buon prodotto d’intrattenimento in grado di regalare allo spettatore tante risate e qualche momento tutto sommato emozionante..

Se quindi si riesce a coglierne la dimensione “non pretenziosa”, lo si visiona col giusto paio di occhiali e si lasciano da parte quelle interpretazioni dense di retorica inadeguata e di frivola moralità allora questo è un film da cui si può rimanere sufficientemente e giustamente soddisfatti; In altre parole è quel tipo di film che può essere facilmente smontato perché, soprattutto in termini di trama, poggia su pilastri altamente instabili, ma che però visto che allo stesso tempo prende coscienza dei propri limiti e non si prende troppo sul serio merita allora un giudizio sufficientemente positivo considerando anche la sua capacità di sano intrattenimento.

Harry potter e i doni della morte parte I


Il traguardo del botteghino è gia stato raggiunto visto l'esorbitante incasso dei primi tre giorni di proiezione, aspetto che conferma il grande cash-power della saga e la passione che in tantissimi provano per essa.. io mi annovero tra le loro fila (pur non avendo mai sfogliato mezza pagina della versione libresca) perchè considero la fantasia e la magia parte integrante di quella che dovrebbe essere la capacità di una persona di riuscire a immaginare, sognare, evadere ogni tanto della realtà e ogni volta che mi concedo il piacere di vedere un film su harry potter mi piace pensare che sia stata proprio la sua saga a sbrigliare in me questà voglia di "qualcosa in più del reale"..

Ora devo poi dire che questa settima versione cinematografica mi ha lasciato abbastanza appagato, visto che con essa si è riusciti a preservare le grande linee che che hanno fatto da filo conduttore ai precedenti capitoli e allo stesso tempo sono stati introdotti elementi di novità come ad esempio un numero maggiore di piccole parentesi humor, la scena quasi onirica del racconto sui tre doni della morte, un ampissimo numero di nuovi personaggi e sopratutto un atmosfera oscura, tenerbrosa che ha impregnato questa pellicola per lunghi tratti evidenziando le i momenti funesti che a poco a poco stanno risucchiando i nostri maghetti di hogwarts.. ho trovato poi però poco chiari alcuni punti in termini a volte logici a volte di deduzione (da dove è venuto fuori quel cervo argenteo che ha guidato harry potter al ritrovo della spada dei grifondoro? se ron era  cosi debilitato perchè fargli portare il ciodolo con l'horcrux? come fa dobby a scoprire dove harry e gli altri sono inprigionati?) però tutto sommato gli valuto non cosi tanto incisivi da inficiare il mio giudizio positivo sul film..

Che altro dire? effetti speciali come sempre da capogiro e nota di merito per l'attrice che ha interpretato dolores humbridge (davvero fantastica come personaggio malvagio)..

The social network


Mi aspettavo di più dal film.. molto di più.. non è da deprezzare sia chiaro, ma con questo film non si è riusciti a rastrellare l’intero potenziale che si aveva a disposizione..
ne è la prova il fatto che a destare la mia attenzione è stata più la voglia di “conoscere i fatti” che la trattazione cinematografica del tutto coniata da uno dei grandi artisti del cinema contemporaneo (a david fincher la parola regista va attribuita a caratteri cubitali..).. questo dovevo dirlo, perché se anche il film si è guadagnato la mia stima, sicuramente si è persa l’occasione per fare del metacinema (dai qua non si scherza..un film sul creatore del motore dell’evoluzione comunicativa umana degli ultimi tre, quattro anni aveva la prerogativa diventare un soggetto da timore reverenziale intellettuale, un opera di “rottura culturale” tale da lasciare il segno nella vena cinefila e sociale di noi spettatori!).

detto questo, il film si lascia ben vedere e trova nello slogan sulla locandina (non ti fai 500 milioni di amici senza farti un po di nemici) e nell’ultima frase parlata (non sei uno stronzo.. è che cerchi disperatamente di esserlo) i suoi elementi dalla grande potenza identificatrice in quanto sono il filo conduttore, l’essenziale caposaldo, i tasselli fulcro delle azioni del protagonista fin dal primo minuto di visione.. la voglia di gossip altrui, l’insicurezza, il bisogno di far parte di un gruppo sociale per affermarsi, l’essere privi di malizia, la pseudo vendetta, l’apparire più dell’essere, il venire notati e più dello stretto vivere, l’ipocrisia da piccola sanguisuga, la megalomania giovanile sono poi i restanti, un pò più piccoli, tasselli che compongono il mosaico del facebook letto dalla prospettiva cinematografica..

ora, non so poi per voialtri, ma a mio avviso jesse eisenberg è stato eccezionale.. l’avevo conosciuto in solitary man, dove non aveva lasciato il segno, ma in questo film ha lambito i confini della recitazione d’alta scuola.. non da meno ho apprezzato quanto fatto da andrew garfield, che ha dato vita a un’interpretazione di alto livello seppur con una tonalità leggermente inferiore ad eisenberg.. piacevole scoperta (o riscoperta, pensando alla sua presenza insipida in alpha dog) justin timberlake..

il finale però è stato un po’ ridicolo e irrealistico (non sulla questione risarcitoria, quanto mai semplice e ovvia).. insomma dai.. dopo che ci si fa capire che l’anima del protagonista pregna di assoluto egocentrismo ed egoismo, come si fa a credere che egli, dopo aver conquistato fama e status di miliardario, si interessi ancora alla sua ex dopo che questa l’ha lasciato facendogli capire il disprezzo a tutto tondo che ha nei suoi confronti e a cui egli ha tirato il peggior tiro mancino tirabile tra ex?!

conclusioni? Valutazione, un 8 pieno con consiglio di visione a chi sa andare oltre il perimetro delle apparenze..